Cosa sono?
Sono notizie relative al mondo agro-alimentare che poi si rivelano false e che hanno come unico elemento comune la capacità di suscitare interesse ed essere oggetto di discussione.
Che effetti producono?
Secondo una ricerca condotta dal campus di Cremona dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, più del 58% degli Italiani ha creduto almeno una volta nell’ultimo anno a una di queste fake news riguardanti il cibo, e più di un terzo di coloro che vi hanno creduto hanno poi condiviso almeno una volta le conoscenze errate acquisite tramite canali social o nella vita quotidiana, contribuendo quindi al diffondersi della “bufala”.
Chi è più incline a “crederci”?
Da uno studio portato avanti dal Centro di ricerca Engage Minds Hub, emerge che le “bufale” non risparmiano alcuna classe sociale, e che in media sono le persone con almeno un diploma ed una fascia economica media ad esser più spesso preda delle fake news alimentari.
Paradossalmente sono proprio coloro che si informano molto sui cibi e sull’alimentazione, al fine di condurre uno stile di vita sano, i consumatori più attratti dalle fake e più soggetti a cadere nella trappola della disinformazione.
Come salvaguardarsi?
Per evitare di cadere nel tranello comunicativo del “cibo” più sano, più vitaminico, più nutriente, meno nocivo, senza questo o quell’altro elemento, la soluzione migliore è sempre di rivolgersi ad un medico competente che sia in grado di valutare realmente le necessità alimentari del paziente, e consigliarlo per il meglio in base a conoscenze e competenze scientifiche e non legate a mode e business.
Dott.ssa Simona Granato, medico chirurgo specialista in endocrinologia e malattie del metabolismo.
